“Mamma, perché si festeggia l’8 marzo?”. Con due bambine era prevedibile che la domanda arrivasse ed io non mi sono fatta trovare impreparata.
Uno dei ricordi più belli che ho della mia infanzia sono i pomeriggi trascorsi insieme a mia madre. Lei che ha sempre lavorato, che si è laureata ed è diventata avvocato nonostante due bambine piccole e una società che aveva ancora un’idea di donna tutta ‘casa e famiglia’.
I rari pomeriggi liberi che mi dedicava erano per me una festa. E uno di questi era proprio il giorno dell’8 marzo: all’epoca la mamma chiudeva lo studio e mi portava a far visita alle vicine di casa per donare un rametto di mimosa e consegnare una copia di Noi Donne, la rivista fondata nel 1944 che è stata organo dell’Unione Donne in Italia fino al 1990. La sentivo parlare con loro di eventi e conferenze… Argomenti forse difficili per una bambina ma che, evidentemente, sono rimasti impressi nella mia memoria e hanno contribuito a formare, inconsapevolmente, il mio pensiero.
E’ chiaro dunque che sapevo bene cosa fosse l’8 marzo, che sono cresciuta con la consapevolezza che i diritti che oggi diamo per scontati non lo sono sempre stati, e che nel mondo vi sono donne ancora molto lontane dal raggiungerli.
E’ questo che ho raccontato alle mie figlie. Aurora, studiando la storia, sta iniziando a capirlo da sola. Spesso le capita di leggere che, anche presso le civiltà più evolute del passato, fossero esclusi dalla vita di governo ‘stranieri, donne e schiavi’.
Credo che sia importante far comprendere questo alle nuove generazioni: essere donna è bellissimo, ma lo è dove ci è concesso esserlo al 100% esprimendo la nostra femminilità così come il nostro pensiero. Senza limiti culturali, politici o ideologici. Buon 8 marzo. Arianna